L’impiego della fibra di basalto era riservato quasi esclusivamente all’industria aerospaziale per le sue specifiche caratteristiche chimico-fisiche e meccaniche, prima che l’innovazione dei processi produttivi e l’apertura delle frontiere con la Russia, paese tra i più ricchi di questa roccia, la rendesse interessante anche per altri settori quali l’edilizia e l’automotive.
Il basalto è una roccia ignea effusiva che si forma per solidificazione della lava dei vulcani. La sua prerogativa è quella della durezza che rende il materiale particolarmente resistente all’abrasione di agenti chimici.
Inoltre presenta un ottimo comportamento alle alte temperature con un punto di fusione di 1450° C.
La fibra, ottenuta per fusione del materiale grezzo e successiva estrusione e filatura può essere tessuta nelle forme e dimensioni desiderate e presenta caratteristiche meccaniche - in particolare, resistenza alla trazione e modulo elastico - migliori rispetto a quelle della fibra di vetro, soprattutto a temperature intorno ai 400° C.
Nell’automobile è utilizzata nella costruzione delle marmitte e nella realizzazione di componenti freno quali tamburi, dischi, pastiglie. Nel ciclo, la fibra di basalto è usata per realizzare le superfici frenanti delle ruote.
Fonte: Bicitech
lunedì 28 marzo 2011
venerdì 18 marzo 2011
Fibra di carbonio: consigli per la riverniciatura
Per i materiali sintetici a base organica (mondo in cui rientrano anche fibra di carbonio, kevlar e le diverse resine utilizzate per legarle), la riverniciatura è un’operazione estremamente critica, in quanto presuppone:
• Un’operazione di abrasione meccanica per asportare, dal telaio, la vernice precedente;
• L’applicazione di nuova vernice, in cui inevitabilmente sono presenti solventi chimici;
• L’essiccazione in forno e quindi l’esposizione ad un’alta temperatura.
In sostanza, nella riverniciatura sono incluse le tre principali cause di degrado di un componente in fibra di carbonio.
Questo naturalmente non vuol dire che sia impossibile riverniciare un prodotto in fibra di carbonio: significa però che questa operazione deve essere fatta solo ed esclusivamente conoscendo i dati di struttura del telaio (che devono essere forniti dalla casa costruttrice).
Fonte: Bicitech
• Un’operazione di abrasione meccanica per asportare, dal telaio, la vernice precedente;
• L’applicazione di nuova vernice, in cui inevitabilmente sono presenti solventi chimici;
• L’essiccazione in forno e quindi l’esposizione ad un’alta temperatura.
In sostanza, nella riverniciatura sono incluse le tre principali cause di degrado di un componente in fibra di carbonio.
Questo naturalmente non vuol dire che sia impossibile riverniciare un prodotto in fibra di carbonio: significa però che questa operazione deve essere fatta solo ed esclusivamente conoscendo i dati di struttura del telaio (che devono essere forniti dalla casa costruttrice).
Fonte: Bicitech
lunedì 14 marzo 2011
La fibra di carbonio e le alte temperature
La fibra di carbonio è soggetta ad un processo di invecchiamento. Le principali cause ambientali in grado di innescare questi fenomeni di degrado sono l’irradiamento solare, la temperatura, l’umidità, le sollecitazioni meccaniche.
In questa notizia parliamo dell’elevata temperatura, che può causare danneggiamenti sia in modo diretto (fornendo l’energia necessaria a rompere i legami che compongono le molecole di carbonio) sia in modo indiretto, attraverso il fenomeno della dilatazione termica (che è causa di fessurazioni e di micro-crepe).
In sintesi, per evitare aggressioni chimiche e ambientali, evitiamo di lasciare la nostra specialissima in macchina d'estate. Ricordiamo, infatti, che un telaio, lasciato in una autovettura ad agosto, raggiunge rapidamente i 70-80 °C, mentre la superficie della pista frenante di una ruota in fibra di carbonio arriva tranquillamente a superare i 150°C.
Fonte: Bicitech
In questa notizia parliamo dell’elevata temperatura, che può causare danneggiamenti sia in modo diretto (fornendo l’energia necessaria a rompere i legami che compongono le molecole di carbonio) sia in modo indiretto, attraverso il fenomeno della dilatazione termica (che è causa di fessurazioni e di micro-crepe).
In sintesi, per evitare aggressioni chimiche e ambientali, evitiamo di lasciare la nostra specialissima in macchina d'estate. Ricordiamo, infatti, che un telaio, lasciato in una autovettura ad agosto, raggiunge rapidamente i 70-80 °C, mentre la superficie della pista frenante di una ruota in fibra di carbonio arriva tranquillamente a superare i 150°C.
Fonte: Bicitech
martedì 8 marzo 2011
Bici da donna: trova le differenze…
L’offerta destinata alla clientela maschile costituisce il riferimento di mercato anche per l’utilizzatrice di sesso opposto. L’uso di bici da uomo costringe però le donne ad assumere un assetto inclinato e scomodo, tale da affaticare collo e schiena senza consentire l’ottimale trasmissione della potenza espressa e il miglior controllo del mezzo.
Le misure antropometriche femminili presentano differenze rispetto a quelle maschili che sostanzialmente si traducono in una altezza totale mediamente più bassa e, a parità di altezza, arti inferiori (femore-coscia) più lunghi e tronco più corto. Le donne evidenziano inoltre un bacino più largo oltre che mani e piedi più piccoli.
Tutto ciò comporta, nella maggior parte dei casi, la necessità per la donna di utilizzare un telaio con un tubo orizzontale più corto che limiti l’inclinazione del busto, un tubo sterzo più alto e un tubo piantone maggiormente inclinato all’indietro per facilitare la centratura della sella e favorire una corretta posizione di guida. Generalmente si può quindi dire che un telaio da donna è caratterizzato da misure lineari più piccole, rispetto alle corrispondenti dei veicoli standard, oltre che da quote angolari che rispettano maggiormente la sua realtà antropometrica.
La piega manubrio, insieme al telaio, è il componente che dovrebbe maggiormente coniugare le sue caratteristiche di forma e dimensione con la particolare morfologia femminile. Le spalle di una donna, mediamente più strette di quelle maschili, richiamano infatti la necessità di una piega di misura più contenuta. Inoltre la presenza di mani e braccia più piccole e corte determina l’esigenza di un manubrio di forma tale da garantire una presa più sicura e una facile accessibilità alle leve dei comandi e dei freni. La curva ottimale è pertanto più chiusa e meno profonda e con un angolo che tende ad avvicinare le leve alla curva stessa in modo da favorire l’azione della ciclista, garantendole nel contempo la massima sicurezza. Una curva specificatamente progettata sulle misure antropometriche di una donna dovrebbe presentare infatti il vantaggio di avere una distanza ridotta tra la presa alta e quella bassa.
Tra i componenti, la sella è senza dubbio quello che più rapidamente ha seguito il positivo trend evolutivo del segmento femminile. Certamente una sella adeguata deve avere una conformazione che si adatti maggiormente al bacino femminile grazie ad una forma più larga posteriormente e una minore lunghezza, in modo da assicurare un appoggio confortevole e una corretta distribuzione del peso corporeo.
Anche le pedivelle sono condizionate dalle differenti misure antropometriche femminili. La lunghezza della pedivella generalmente dipende dalla lunghezza dell’arto inferiore (femore-coscia) e influisce sulla biomeccanica della pedalata. Si comprende pertanto l’importanza di determinare la misura più idonea a fornire la miglior efficienza nella pedalata e a prevenire eventuali sofferenze muscolari.
Un ulteriore spunto. I pattini freno a mescola molto morbida pensati per impieghi gravosi o da usare a temperature molto basse potrebbero essere molto adatti per le bici da donna perché compensano la minore forza nelle mani, ottenendo ugualmente una frenata efficiente.
Fonte: Bicitech
Le misure antropometriche femminili presentano differenze rispetto a quelle maschili che sostanzialmente si traducono in una altezza totale mediamente più bassa e, a parità di altezza, arti inferiori (femore-coscia) più lunghi e tronco più corto. Le donne evidenziano inoltre un bacino più largo oltre che mani e piedi più piccoli.
Tutto ciò comporta, nella maggior parte dei casi, la necessità per la donna di utilizzare un telaio con un tubo orizzontale più corto che limiti l’inclinazione del busto, un tubo sterzo più alto e un tubo piantone maggiormente inclinato all’indietro per facilitare la centratura della sella e favorire una corretta posizione di guida. Generalmente si può quindi dire che un telaio da donna è caratterizzato da misure lineari più piccole, rispetto alle corrispondenti dei veicoli standard, oltre che da quote angolari che rispettano maggiormente la sua realtà antropometrica.
La piega manubrio, insieme al telaio, è il componente che dovrebbe maggiormente coniugare le sue caratteristiche di forma e dimensione con la particolare morfologia femminile. Le spalle di una donna, mediamente più strette di quelle maschili, richiamano infatti la necessità di una piega di misura più contenuta. Inoltre la presenza di mani e braccia più piccole e corte determina l’esigenza di un manubrio di forma tale da garantire una presa più sicura e una facile accessibilità alle leve dei comandi e dei freni. La curva ottimale è pertanto più chiusa e meno profonda e con un angolo che tende ad avvicinare le leve alla curva stessa in modo da favorire l’azione della ciclista, garantendole nel contempo la massima sicurezza. Una curva specificatamente progettata sulle misure antropometriche di una donna dovrebbe presentare infatti il vantaggio di avere una distanza ridotta tra la presa alta e quella bassa.
Tra i componenti, la sella è senza dubbio quello che più rapidamente ha seguito il positivo trend evolutivo del segmento femminile. Certamente una sella adeguata deve avere una conformazione che si adatti maggiormente al bacino femminile grazie ad una forma più larga posteriormente e una minore lunghezza, in modo da assicurare un appoggio confortevole e una corretta distribuzione del peso corporeo.
Anche le pedivelle sono condizionate dalle differenti misure antropometriche femminili. La lunghezza della pedivella generalmente dipende dalla lunghezza dell’arto inferiore (femore-coscia) e influisce sulla biomeccanica della pedalata. Si comprende pertanto l’importanza di determinare la misura più idonea a fornire la miglior efficienza nella pedalata e a prevenire eventuali sofferenze muscolari.
Un ulteriore spunto. I pattini freno a mescola molto morbida pensati per impieghi gravosi o da usare a temperature molto basse potrebbero essere molto adatti per le bici da donna perché compensano la minore forza nelle mani, ottenendo ugualmente una frenata efficiente.
Fonte: Bicitech
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lunedì 7 marzo 2011
Un dispositivo per ricaricare il cellulare... pedalando
Il designer cinese Fandi Meng ha inventato un dispositivo che – facendo girare una ventola – carica un piccolo accumulatore sufficiente a ricaricare le batterie del cellulare o di qualsiasi altro dispositivo portatile, come ad esempio iPhone o iPod.
L’apparecchio viene ancorato sul telaio della bici, pesa pochissimo e non va a intaccare le prestazioni del ciclista.
L’apparecchio viene ancorato sul telaio della bici, pesa pochissimo e non va a intaccare le prestazioni del ciclista.
giovedì 3 marzo 2011
Quale sarà il futuro delle mtb?
Sul numero di novembre di Bicitech abbiamo pubblicato il parere di Francesco Marzari (grande appassionato di ciclismo off road, giornalista sportivo e consulente aziendale per la comunicazione e l’immagine di alcune aziende del settore), riguardo al futuro delle sospensioni.
Secondo lui - per passare di livello - la mtb dovrà introdurre l’elettronica nei vari controlli per godere di una gestione centralizzata semplice e intuitiva.
«Se da un lato dubito che il monostelo Lefty possa diventare uno standard, sono assolutamente convinto che la via intrapresa da Cannondale con l’introduzione dell’elettronica sia la strada verso il futuro delle sospensioni. Oggi assolutamente indipendenti, gli elementi elastici anteriori e posteriori verranno domani comandati da un unico pulsante che andrà ad agire su una centralina programmabile con sistema Bluetooth attraverso il nostro computer o con il telefonino… magari scaricando l’apposita App dall’Apple Store per andare ad agire su velocità di compressione, di estensione e sul precarico oltre che sulla fluidità dell’olio e sugli interventi di manutenzione. Ma non è tutto! Oltre alle impostazioni standard che potranno essere chiamate Comfort, Touring, Sport e Race si andrà a modificare anche la risposta di freni e velocità di cambiata. Se da un lato gioisco per le ampie prospettive che il futuro ci regalerà, dall’altro mi chiedo: ma saranno ancora divertenti?».
Fonte: Bicitech
Secondo lui - per passare di livello - la mtb dovrà introdurre l’elettronica nei vari controlli per godere di una gestione centralizzata semplice e intuitiva.
«Se da un lato dubito che il monostelo Lefty possa diventare uno standard, sono assolutamente convinto che la via intrapresa da Cannondale con l’introduzione dell’elettronica sia la strada verso il futuro delle sospensioni. Oggi assolutamente indipendenti, gli elementi elastici anteriori e posteriori verranno domani comandati da un unico pulsante che andrà ad agire su una centralina programmabile con sistema Bluetooth attraverso il nostro computer o con il telefonino… magari scaricando l’apposita App dall’Apple Store per andare ad agire su velocità di compressione, di estensione e sul precarico oltre che sulla fluidità dell’olio e sugli interventi di manutenzione. Ma non è tutto! Oltre alle impostazioni standard che potranno essere chiamate Comfort, Touring, Sport e Race si andrà a modificare anche la risposta di freni e velocità di cambiata. Se da un lato gioisco per le ampie prospettive che il futuro ci regalerà, dall’altro mi chiedo: ma saranno ancora divertenti?».
Fonte: Bicitech
Perché le mountain bike hanno le sospensioni?
È un dato di fatto: le sospensioni non vengono utilizzate né sulle bmx, né sulle bici da ciclocross.
Troppo brevi le run di una corsa in bmx per poter apprezzare i vantaggi di una forcella o di un carro posteriore ammortizzato. Troppo alto, invece, il prezzo in termini di peso per le specialissime da ciclocross, storicamente utilizzate dagli stradisti durante gli allenamenti invernali.
La mountain bike invece è uno sport in cui la prestazione si sviluppa su un lasso di tempo piuttosto lungo e anche gli agonisti, duri e puri, hanno finito per privilegiare il rapporto comfort/resistenza rispetto a quello peso/potenza.
È per questo motivo che solo su questo tipo di bici si sono sviluppati i sistemi ammortizzanti, che consentono agli atleti di trasformare lo stress assorbito dalle sospensioni in energia da distribuire sulle lunghe percorrenze.
Fonte: Bicitech
Troppo brevi le run di una corsa in bmx per poter apprezzare i vantaggi di una forcella o di un carro posteriore ammortizzato. Troppo alto, invece, il prezzo in termini di peso per le specialissime da ciclocross, storicamente utilizzate dagli stradisti durante gli allenamenti invernali.
La mountain bike invece è uno sport in cui la prestazione si sviluppa su un lasso di tempo piuttosto lungo e anche gli agonisti, duri e puri, hanno finito per privilegiare il rapporto comfort/resistenza rispetto a quello peso/potenza.
È per questo motivo che solo su questo tipo di bici si sono sviluppati i sistemi ammortizzanti, che consentono agli atleti di trasformare lo stress assorbito dalle sospensioni in energia da distribuire sulle lunghe percorrenze.
Fonte: Bicitech
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