venerdì 24 febbraio 2012

Il sistema frenante senza fili

Nel corso dell’evoluzione della bicicletta, e a seconda delle tipologie, dei modelli e delle performance richieste, i freni sono stati sviluppati e utilizzati nelle più svariate declinazioni e configurazioni: a U, a V, a rulli, delta, ad archetto, cantilever, a bacchetta, a contropedale, a tamburo e, nelle attuali versioni, a disco.
L’ultima evoluzione dei freni interessa il passaggio da dispositivo meccanico a idraulico anche sulle bici da corsa, finora interessate per lo più da evoluzioni legate alla mescola dei pattini freno e all’attrito con il cerchio. La ricerca attuale sui freni si concentra soprattutto sulla possibilità di modulare la frenata.
In un mondo sempre più 2.0, siamo ormai abituati alla presenza di cambi elettronici, ciclocomputer wireless e sensori di cadenza della pedalata.
Fino a oggi, però, rimaneva una certezza sulla bici: i freni hanno i cavi.


WIRELESS BIKE BRAKE
Un team di ricercatori tedeschi della Saarland University, guidato dal professor Holger Hermanns (docente di Sistemi Affidabili e Software), nell’ambito di uno studio più ampio in merito all’affidabilità dei sistemi wireless e impiegando metodi matematici utilizzati per sistemi di controllo di aerei e aziende chimiche, ha sviluppato il prototipo del wireless bike brake a disco (inizialmente denominato senza mezzi termini mad bike project).
Il sistema consente il collegamento senza fili dalla manopola al sistema frenante ed è costituito da:
• sensore di forza: sostituisce la manopola e trasmette un segnale che rappresenta la forza di frenata
• trasmettitore: posizionato vicino al sensore e dotato di connessione cablata, riceve il segnale e lo trasmette in modo wireless al ricevitore
• ricevitore: converte il segnale del trasmettitore per comandare l’attuatore
• attuatore: è responsabile della forza frenante
per garantire l’affidabilità, la ridondanza è assicurata da alcuni elementi “replicatori”, che svolgono la funzione combinata di trasmettitore e ricevitore.
Il tempo che intercorre tra quando il ciclista stringe la manopola e l’effettiva azione frenante deve essere il più breve possibile per garantire la sicurezza. Il prototipo consente di frenare in 250millisecondi a una velocità di 30km/h, permettendo di arrestarsi nello spazio di 2 metri. L’affidabilità è garantita al 99,999999999997%: ogni trilione di frenate, ne falliscono 3.